Esercitazione
MESIMEX
2006
Presentazione
Nell’ambito del Meccanismo Comunitario istituito con
decisione (2001/792/CE) del Consiglio dell’Unione Europea del 23 ottobre 2001,
la Commissione europea prevede un’attività formativa che includa anche le
Esercitazioni per la simulazione delle grandi emergenze.
L’esercitazione è uno strumento prezioso attraverso il quale è possibile
testare l’efficacia e la validità di un modello di intervento per fronteggiare
una grande emergenza. Previsione e prevenzione sono due concetti essenziali
per il sistema di protezione civile, infatti, per quanto la natura degli eventi
possa essere inaspettata ed intensa vi è la consapevolezza di poterla
fronteggiare attraverso delle procedure già sperimentate sul campo che sono in
grado di ridurre al minimo gli effetti salvaguardando vite umane e beni.
Nel dicembre 2005 la Commissione europea ha approvato la proposta italiana di
realizzare un’esercitazione a livello comunitario sui rischi naturali.
In questo ambito la Regione Campania e l’Associazione
Amesci hanno presentato il progetto Somma Vesuvius Mesimex – Major Emergency
SIMulation EXercise - sul rischio vulcanico, che si svolgerà sotto il
coordinamento del Dipartimento della Protezione Civile.
L’esercitazione avrà luogo tra il 18 e il 23 ottobre 2006 nella Regione
Campania.
L’esercitazione si basa su un evento di tipo C (secondo la classificazione di
cui all’art.2 della L.225/1992), cioè un evento che per intensità ed estensione,
deve essere fronteggiato con l’impiego di mezzi e poteri straordinari che il
Sistema nazionale di protezione civile è in grado garantire.
L’area interessata comprende 18 Comuni ad alta densità
abitativa che si sviluppano alle falde del Vesuvio, il quale, pur essendo
attualmente in stato di quiescenza, è uno dei vulcani più a rischio nel mondo.
Lo scenario di Mesimex sarà la simulazione dell’evoluzione dell’attività del
Vesuvio, dalla dichiarazione del livello di attenzione a quello di allarme, che
prevede l’evacuazione di un campione di circa 2mila abitanti dall’area a rischio
della zona, prevista dal Piano di emergenza. In questa esercitazione non
viene dunque simulata l’eruzione vulcanica, ma soltanto la fase preparatoria
fino all’evacuazione della popolazione. Tuttavia è interessante focalizzare
l’attenzione su quanto siano articolate e delicate le attività da realizzare e
coordinare a livello nazionale ed internazionale prima dell’evento.
L’esercitazione nella componente nazionale ha tra gli obiettivi principali
quella di verificare la risposta del Sistema nazionale di protezione civile,
sperimentare l’applicazione del Piano di emergenza del Vesuvio e il modello di
intervento per la salvaguardia dei beni culturali nell’area a rischio.
Nella componente internazionale, oltre a testare le procedure del meccanismo
europeo di protezione civile, l’esercitazione Mesimex per la prima volta metterà
alla prova l’efficacia della risposta degli Stati membri nel predisporre l’invio
di squadre di esperti vulcanologi VET (Volcano Expert team) e di Squadre di
Assistenza e Supporto alla popolazione straniera FAST (Foreigners Assistance and
Support Team) affrontando le criticità emerse nel corso delle recenti esperienze
in campo internazionale.
Il compito dei VET sarà quello di fornire supporto alle componenti
tecnico-scientifiche del Sistema di protezione civile, relativamente al
monitoraggio della attività del Vesuvio e all’interpretazione dei fenomeni
precursori. Attraverso il lavoro sinergico tra tutte le componenti
tecnico-scientifiche e quelle operative, che prevede la condivisione del
know-how ed il confronto dei metodi di lavoro, si potrà contribuire ad una
migliore gestione dell’emergenza vulcanica perfezionando modelli e procedure di
intervento.
L’introduzione delle squadre di assistenza e supporto alla popolazione
straniera FAST ha l’obiettivo di verificare le capacità di identificare,
assistere ed evacuare i cittadini europei e stranieri presenti nella zona a
rischio. L’evento dello Tsunami nel Sud-Est Asiatico ha evidenziato come queste
procedure debbano essere migliorate valorizzando il concetto di
inter-operabilità e sinergia tra i Paesi dell’Unione europea, mettendo alla
prova l’attivazione ed il coordinamento delle strutture diplomatiche. Questo
complesso esercizio prevede la partecipazione di tutte le strutture e componenti
del Servizio nazionale di protezione civile e dei quattro Stati membri –
Francia, Spagna, Portogallo, Svezia – che hanno partecipato alla fase di
organizzazione e che, attraverso l’invio di squadre di esperti, saranno
operativi durante lo svolgimento della simulazione. Al fine di confrontare,
valutare e condividere l’esperienza e i metodi di coloro che operano sul campo,
è prevista la partecipazione di un osservatore per gli altri Stati Membri
dell’Unione Europea, che non intervengono nell’esercitazione, per I Paesi
candidati ad entrare nell’Unione europea, per i Paesi dell’Area Economica
Europea, per i Paesi extra-europei e per le Organizzazioni internazionali come
la NATO, e le Agenzie delle Nazioni Unite. |
| Obiettivi
L’esercitazione riguarderà la fase preparatoria di una emergenza
vulcanica di notevole rilevanza nell’area del Vesuvio. L’obiettivo è quello
di verificare e migliorare le procedure di emergenza e di definire un modello
comune di gestione delle emergenze. In particolare si seguirà l’evoluzione
dell’attività del Vesuvio dalla fase di dichiarazione del livello di attenzione
fino all’evacuazione della popolazione dall’area a rischio, prima che l’eruzione
del vulcano abbia inizio. In questo contesto sarà sperimentata, per la prima
volta, l’efficienza di risposta degli Stati Membri attraverso il modello di
intervento delle squadre di esperti vulcanologi VET (Volcano Expert team) e
delle squadre di Assistenza e supporto alla popolazione straniera FAST
(Foreigners Assistance and Support Team).
Obiettivi principali dell’esercitazione:
- Sperimentare le procedure del Meccanismo europeo di Protezione Civile;
- Coinvolgere i paesi partecipanti sia nella fase preparatoria che durante
l’esercitazione attraverso la creazione di una rete di esperti e il confronto
delle diverse metodologie d’intervento; - Condividere, attraverso l’impiego
dei VET, l’esperienza tecnico-scientifica mettendo a confronto diversi metodi
di lavoro e potenziando la rete dei Centri di ricerca; - Approfondire la
conoscenza della gestione delle emergenze e dei Sistemi di protezione civile in
caso di una emergenza vulcanica di notevole rilevanza;
- Testare l’attivazione e il coordinamento delle strutture
della rete diplomatica in una situazione di emergenza e la capacità di
localizzare e assistere i cittadini stranieri presenti nella aree a rischio
attraverso l’impiego dei FAST; - Testare le attività tra gli ufficiali di
collegamento dell’Unione europea nella gestione dei rapporti tra gli uffici
diplomatici, la Direzione di Comando e Controllo DICOMAC
(LEMA); - Divulgare l’informazione sul rischio vulcanico nelle scuole ed
alla popolazione, in modo da rendere noto il Piano Nazionale di Emergenza del
Vesuvio e i relativi livelli di allerta; - Migliorare la collaborazione tra
gli Stati membri dell’Unione europea nel campo della protezione civile
attraverso le problematiche emerse durante il corso dell’esercitazione;
- Mostrare le potenzialità della Protezione civile europea attraverso video
interattivi e diffondere la conoscenza circa le capacità di risposta alle
emergenze tra i Paesi europei; - Perfezionare le capacità di accoglienza,
impiego e coordinamento delle squadre e degli esperti internazionali;
- Sperimentare il modello di intervento per la salvaguardia dei beni
culturali nell’area a rischio. Attività
Nel corso dell’esercitazione l’Italia chiederà attraverso il Monitoring
Information Centre MIC di Bruxelles agli Stati membri di inviare, in un primo
momento, squadre di esperti vulcanologi VET e successivamente squadre di
Assistenza e supporto alla popolazione straniera FAST per l’assistenza ai
cittadini stranieri presenti nelle zone a rischio.
Attività dei VET
Gli Stati membri, Francia, Spagna, Portogallo e Svezia, invieranno
squadre composte al massimo da tre esperti ciascuna di comprovata
professionalità nel settore del monitoraggio vulcanico e valutazione della
pericolosità. Le squadre internazionali supporteranno il nucleo scientifico
del sistema di protezione civile italiano nelle operazioni di monitoraggio del
Vesuvio. L’intervento internazionale sarà operativo a partire dalle prime fasi
di ripresa dell’attività vulcanica e si svolgerà in stretta collaborazione con
il personale dell’Osservatorio Vesuviano (OV) dell’Istituto Nazionale di
Geofisica e Vulcanologia (INGV). L’esercitazione permetterà alla componente
scientifica e a quella operativa di lavorare insieme come un unico sistema.
Questo è l’aspetto più interessante perché soltanto la condivisone di un
linguaggio comune può rendere di fatto possibile l’attivazione di procedure
sulla base dei dati della comunità scientifica.
Obiettivi specifici dei VET
I VET in collaborazione con lo staff scientifico
dell’INGV-OV avrà il compito di: 1. Raccogliere dati geofisici e geochimici
mediante l’impiego di strumentazione aggiuntiva a miglioramento dei sistemi di
monitoraggio esistenti; 2. Supportare l’analisi e l’elaborazione dei nuovi
dati raccolti attraverso altre simulazioni ed esperienze di altre eruzioni
vulcaniche con l’obiettivo di interpretare meglio i fenomeni precursori;
3. Interpretare i risultati raggiunti da altri settori di ricerca
(vulcanologia, sismologia, deformazione del suolo, geochimica) per fornire una
valutazione complessiva dello stato di criticità dell’attività vulcanica;
4. Aggiornare costantemente i dati e il livello di criticità fino alla fine
dell’esercitazione
Attività dei FAST
Gli Stati membri, Francia, Spagna, Portogallo e Svezia, invieranno squadre di
Assistenza e Supporto alla popolazione straniera composte da esperti tra cui un
coordinatore, un funzionario di collegamento con le Rappresentanze diplomatiche
e un logista. Le squadre internazionali supporteranno le Autorità italiane
nelle operazioni di assistenza ai cittadini stranieri, residenti o turisti,
presenti nelle aree a rischio nel momento in cui verrà dato l’ordine di
evacuazione.
Obiettivi specifici dei FAST
I Fast dovranno lavorare in stretta collaborazione con le autorità italiane
per :
1. Effettuare un censimento della popolazione straniera effettivamente
presente nell’area a rischio e procedere ad una sua localizzazione.
2. Trasmettere alle rappresentanze diplomatiche le informazioni relative
all’evoluzione degli eventi, alle misure che sono state adottate e alle norme di
comportamento; 3. Individuare ed andare incontro alle specifiche esigenze e
necessità dei cittadini stranieri; 4. Elaborare e verificare il piano
operativo di evacuazione della popolazione straniera; 5. Adattare e rendere
operativo il piano di trasferimento degli stranieri dalle aree di rischio alle
aeree di check point e da queste ai punti di snodo principali per il successivo
rimpatrio.
Evacuazione
Una volta dichiarato lo stato di emergenza da parte della
Presidenza del Consiglio dei Ministri un campione di circa 2mila abitanti verrà
evacuato dalla zona rossa. Il piano d’emergenza prevede infatti
l’evacuazione della popolazione dalla zona a maggior rischio, prima dell’inizio
dell’eruzione.
Gli esperti di protezione civile forniranno ogni tipo di assistenza e
provvederanno al trasporto degli abitanti, italiani e stranieri, verso le
aree di check point, dove, oltre a ricevere generi di primo conforto, saranno
informati sulle attività di protezione civile. Da queste aree, in un secondo
momento, la popolazione italiana sarà indirizzata verso le regioni
gemellate previste dal piano di emergenza, mentre i cittadini stranieri seguendo
il piano di evacuazione delle squadre FAST saranno rimpatriati o guidati in
altre destinazioni. Scenario dell'eruzione e piano nazionale d'emergenza
Il Vesuvio è in stato di quiescenza dal 1944. In caso di riattivazione, si
prevede, una eruzione di tipo Sub-Pliniano, che pertanto è stata presa come
riferimento nel Piano NEPVA.
LA FASE ERUTTIVA E LE ZONE A RISCHIO
Lo scenario associato ad un’eruzione Sub-Pliniana prevede i fenomeni di
seguito descritti ed i rischi ad essi correlati: sulla base di essi, il
territorio è stato suddiviso in tre zone: “zona rossa,” “zona gialla” e “zona
blu”.
• Nella fase iniziale dell’eruzione, una colonna eruttiva sostenuta composta
di gas e frammenti piroclastici, alta 15-20 Km, determina il depositarsi a
terra di pomice, lapilli e cenere trasportate dal vento. Il rischio è correlato
alla densità e al carico esercitato dalla coltre piroclastica che può comportare
un sovraccarico eccessivo sui tetti degli edifici determinandone il crollo.
Ulteriori rischi sono connessi alle difficoltà di respirazione dovute
all’elevata concentrazione di sottili particelle nell’aria, alla contaminazione
delle colture e dell’acqua, alle difficoltà di utilizzare vie di fuga e agli
ingorghi stradali (zona gialla)
• Nella fase successiva, la colonna eruttiva collassa, generando colate
piroclastiche con nuvole di gas e particelle sospese, che possono raggiungere
velocità di 100 km/h, e possono avere un enorme potere distruttivo. I modelli
fisico- numerici indicano che dall’avvenuto collasso della colonna eruttiva, la
colata piroclastica per raggiungere il mare impiegherà dai 5 ai 10 minuti
distruggendo tutto ciò che incontra. La zona esposta a questo rischio è definita
(zona rossa).

|

| • Il rischio della terza fase è correlato al generarsi di colate di
fango(“lahars”) durante e dopo l’eruzione. Si tratta di colate di detriti molto
rapide e dense generate dalla pioggia che trascina il materiale piroclastico
depositatosi lungo le ripide pendici del vulcano e dei rilievi Appenninici
situati sottovento. Questi lahars hanno immenso potere distruttivo e ciò
comporta la necessità di evacuare la popolazione presente nelle zone esposte a
tale rischio. Nel Piano questa è definita zona blu. Quando è vicina al vulcano,
coincide con la zona rossa ma ricopre anche quelle parti della zona gialla
situate nei ripidi pendii sottovento che possono essere interessati da
significative cadute di materiale piroclastico.

SISTEMA DI MONITORAGGIO E PREVISIONE
DELL’ERUZIONE
Il successo del Piano di Emergenza del Vesuvio dipende
dalla capacità di prevederne l’eruzione. In un vulcano dal condotto ostruito in
stato di quiescenza, come il Vesuvio, il passaggio dallo stato di riposo
all’eruzione sarà preceduto e accompagnato da una serie di fenomeni
precursori, come ad esempio: - deformazione del suolo (con movimenti sia
verticali che orizzontali) prodotta dalla pressione esercitata dalla risalita
del magma. - Sismicità anomala generata dalle fratture prodotte dalla
pressione del magma. Il Piano nazionale di Emergenza comprende la valutazione
dei danni causati dai possibili terremoti della fase pre-eruttiva, in grado di
danneggiare la rete viaria necessaria all’evacuazione della zona rossa.
- Aumento del flusso di componenti volatili che raggiungono la superficie e
cambiamento della temperatura delle fumarole e della composizione chimica e
isotopica di sorgenti calde, falde acquifere e gas fumarolici. - Anomalie
dei campi gravimetrici, magnetici ed elettrici della crosta terrestre prodotti
dal magma in risalita.
Il Sistema di monitoraggio del Vesuvio è all’avanguardia ed in grado di
registrare sistematicamente tutte le variabili chimiche e fisiche di rilievo.
Le reti di monitoraggio sono gestite dall’Istituto Nazionale di Geofisica e
Vulcanologia (INGV) attraverso l’Osservatorio Vesuviano(OV). Il sistema di
sorveglianza dell’OV è in stretto collegamento con il Dipartimento della
Protezione Civile che riceve comunicazione tempestiva di tutte le informazioni
rilevanti sullo stato dell’attività vulcanica.

LIVELLI DI ALLERTA Il piano nazionale d'emergenza, sulla
base dei fenomeni precursori attesi, individua quindi tre livelli di allerta
successivi:
Attenzione: viene dichiarato quando i parametri
monitorati superano le soglie prestabilite. Il sistema di monitoraggio viene
potenziato e la popolazione e le autorità civili sono costantemente informate
sull’evolversi della situazione.
Preallarme: Aumenta la probabilità di un eruzione; tutti
i soggetti coinvolti nel piano di emergenza devono essere pronti ad intervenire
e dislocati nelle aree da evacuare (zona rossa)
Allarme:
L’eruzione è ormai imminente. La popolazione deve essere evacuata dalla zona
rossa.
LIVELLI DI ALLERTA |
STATO DEL VULCANO |
PROBABILITA' DI ERUZIONE |
TEMPO DI ATTESA ERUZIONE |
Base |
Nessuna variazione significativa di parametri controllati |
Molto bassa |
Indefinito, comunque non meno di diversi mesi |
Attenzione |
Variazione significativa di parametri controllati |
Bassa |
Indefinito, comunque non meno di alcuni mesi |
Preallarme |
Ulteriore variazione di parametri controllati |
Media |
Indefinito, comunque non meno di alcune settimane |
Allarme |
Comparsa di fenomeni e/o andamento di parametri controllati che indicano una
dinamica pre-eruttiva |
Alta |
Da settimane a giorni |
A causa della rilevanza sociale ed economica delle conseguenze, lo stato
di allarme è proclamato dal Presidente del Consiglio a seguito della
dichiarazione dello stato di emergenza da parte del Consiglio dei Ministri. La
maggiore sfida per la comunità scientifica è il corretto riconoscimento dei
segnali che precedono l’eruzione, così da evitare falsi allarmi o mancati o
tardivi allarmi.
La distribuzione delle zone rossa, gialla e blu nella Regione
Campania

Salvaguardia dei beni archeologici - Intervento di messa in sicurezza e
recupero beni mobili nella Villa Romana di Somma Vesuviana
Motivazione e scopo
dell’intervento
Gli studi vulcanologici condotti sul Vesuvio hanno confermato che l’evento di
riferimento da porre a base della pianificazione di emergenza, in caso di
riattivazione del vulcano, è un’eruzione subpliniana simile a
quelle avvenute nel 472 d.C. e nel 1631. La sequenza dei fenomeni attesi più
pericolosi è, in estrema sintesi, la seguente:
- ricaduta di pomici, lapilli e ceneri da una colonna eruttiva sostenuta alta
da 15 a 20 Km, - scorrimento di flussi piroclastici per collasso della
(stessa) colonna eruttiva, - generazione di colata di fango per
mobilizzazione da pioggia delle ceneri incoerenti depositatesi lungo i pendii
ripidi del cono vulcanico e dei rilievi appenninici posti sottovento rispetto al
cratere.
Lo scorrimento dei flussi piroclastici (nubi di gas cariche di materiale
magmatico incandescente che viaggiano ad alta velocità, con una forte pressione
dinamica ed alte temperature) rappresenta il fenomeno più pericoloso e il piano
di emergenza prevede che tutta la zona esposta a questo pericolo (la zona
comprendente i 18 comuni circumvesuviani) venga evacuata prima dell’inizio
dell’eruzione. Se la priorità, nella messa in sicurezza,
spetta ovviamente alle persone,non si può dimenticare che nella
zona rossa vi sono anche numerosi e preziosi beni culturali che meritano
anch’essi di essere protetti nel limite del possibile.
Per affrontare concretamente questo problema, il Dipartimento della
protezione civile nazionale e la regione Campania, hanno appena stipulato una
convenzione che si avvarrà delle competenze della direzione regionale per i Beni
culturali e paesaggistici della Campania e delle soprintendenze competenti per
materia e territorio.
La maggior parte del lavoro di preparazione per la salvaguardia e la
prevenzione dei beni culturali da un’eruzione del Vesuvio rimane quindi ancora
da fare. Si è tuttavia ritenuto utile e necessario inserire all’interno
dell’esercitazione europea di protezione civile Vesuvio – Mesimex, un primo
intervento di questo tipo. La Soprintendenza per i beni archeologici per le
province di Napoli e Caserta ha suggerito che l’intervento venisse realizzato
nella Villa Romana di Somma Vesuviana in corso di escavazione
dal 2001 dall’Università di Tokyo e che ricade all’interno della zona rossa.
L’intervento prevede il trasporto in zona sicura dei beni culturali che
possono essere trasportati e interventi di protezione in sito per gli oggetti
preziosi che non possono essere rimossi.
Fenomeni eruttivi attesi alla villa
Simulazioni al computer dei potenziali “flussi piroclastici” effettuate
dall’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia di Pisa in collaborazione
con il “Cineca” di Bologna, hanno mostrato che la presenza della barriera
naturale del Monte Somma potrebbe, sotto alcune condizioni essenzialmente legate
alla morfologia del cratere oltre che all’intensità dell’eruzione ipotizzata,
ridurre parzialmente gli effetti sulle costruzioni.
Tuttavia evidenze storiche di eruzioni del passato, come ad esempio quella
del 472 d.C., dimostrano come la zona in cui è situata la Villa abbia comunque
una probabilità non trascurabile di essere colpita da fenomeni di varia natura.
In particolare si stima che per un evento di tipo “Subpliniano I”
(leggermente inferiore a quello di Pompei del 79 d.C.) l’area possa essere
interessata da terremoti con intensità compresi tra il VI e il VII grado della
scala Mercalli, da una cospicua caduta di cenere (circa 2.000 Kg/mq) e da
flussi piroclastici di elevata temperatura (tra i 250 e i 300 gradi).
L’esercitazione di protezione civile
L’esercitazione, organizzata dal G.LA.BE.C. (Gruppo di
lavoro interministeriale per la salvaguardia e la prevenzione dei beni culturali
dai rischi naturali), sarà eseguita da speciali squadre S.A.F.
(speleo/alpino/fluviali) dei Vigili del fuoco e da volontari di Legambiente
altamente specializzati nel recupero e salvaguardia dei beni culturali, sotto la
guida della Soprintendenza per i beni archeologici per le province di Napoli e
Caserta.
Le attività di messa in sicurezza, comprendono: -
individuazione di un locale idoneo per il deposito dei beni mobili da
salvaguardare, in una località fuori dalla “zona rossa”; - imballaggio e
trasporto nel deposito del materiale archeologico; - rafforzamento mediante
cerchiatura di quattro colonne che non possono essere rimosse; - recupero di
due statue marmoree, una delle quali raffigurante il giovane Dioniso con un
cucciolo di pantera tra le braccia. A mezzo di teleferica saranno portate in
superficie da una profondità di circa 10 metri. - protezione con uno
schermo di materiale resistente alle alte temperature di una porzione di
dipinti; prove dell’efficacia della schermatura a cura del centro Studi
“Plinivs-Lupt” dell’Università Federico II di Napoli. Un po’ di storia
La villa di epoca romana di trova in località “Starza della Regina” nel
comune di Somma Vesuviana, lungo la fascia pedemontana del Somma-Vesuvio e ad
una distanza di circa sei chilometri dal cratere. L’area deve il suo nome a
frequentazioni di origine aragonese. La denominazione “Starza” identifica un
appezzamento agricolo con relativa masseria. La “Regina”, cui la Starza viene
riferita, è da identificare con Giovanna III, vedova del Ferdinando I (Ferrante
il Bastardo), erede sul trono di Napoli di Alfonso I d’Aragona.
Le prime esplorazioni furono intraprese negli anni ’30 a seguito del
rinvenimento casuale di strutture murarie durante alcuni lavori agricoli. Lo
scavo, promosso da Alberto Angrisani, medico di Somma Vesuviana, fu eseguito da
Matteo Della Corte, direttore degli scavi di Pompei su un area di circa 50 mq.
Nella limitata estensione del saggio furono osservati i resti di un edificio
monumentale, quali coppie di pilastri e un muro articolato in nicchie,
conservato per un’altezza di circa nove metri.
La collocazione topografica della struttura e le caratteristiche insolite e
monumentali avallarono l’ipotesi che la dimora osservata potesse essere
identificata con la villa nella quale l’Imperatore Ottaviano Augusto avesse
posto fine ai suoi giorni. Le strutture restarono in vista fino alla fine
degli anni ‘30 nell’attesa di una ripresa dell’esplorazione; rinviata anche a
causa di eventi quali lo scoppio della II guerra mondiale. L’abbandono provocò
il progressivo e naturale rinterro dell’area scavata fino alla ripresa
dell’indagine a partire dalle prime ricognizioni effettuate nel 2001.
Attualmente lo scavo si estende per oltre 1.500 mq ma numerosi elementi fanno
ipotizzare l’originaria estensione dell’edificio per una dimensione non
inferiore ai 10.000 mq. Il seppellimento e la distruzione dell’edificio
avvennero in conseguenza dell’accumulo dei prodotti in numerose eruzioni
successive a quella verificatasi nel 79 d.C., che distrusse le città di Pompei
ed Ercolano. L’edificio, in evidente stato di degrado, è stato inizialmente
sepolto, per circa metà della sua altezza, dai prodotti vulcanici emessi durante
l’eruzione esplosiva cosiddetta “di Pollena” (datata convenzionalmente, in base
alle fonti storiche, al 472 d.C.). Dapprima, un sottile strato di sabbie e densi
lapilli ha ricoperto uniformemente tutti gli ambienti dell’edificio, sigillando
sul pavimento i crolli avvenuti prima dell’eruzione.
Successivamente, numerosi flussi di cenere vulcanica e grossi blocchi lavici
di oltre un metro di diametro, originatisi lungo i ripidi fianchi del Somma,
hanno investito le strutture dell’edificio seppellendolo sotto una coltre di
circa 4-5 metri di spessore. Alla fine di quest’eruzione le strutture più
elevate dell’edificio emergevano per alcuni metri dal deposito vulcanico. E’
da sottolineare che per la prima volta viene osservata con estremo dettaglio una
sequenza vulcanica dell’attività del Vesuvio nel periodo tardoantico e con
particolare riguardo sui fenomeni di deposizione e di impatto dei materiali
sulle strutture.
Le campagne di scavo condotte tra il 2002 e il 2006 hanno condotto alla
scoperta di alcuni ampi ambienti. L’ambiente principale ha una forma esagonale
ed è diviso in due parti da una struttura composta da quattro archi, impostati
su pilastri quadripartiti in blocchi di pietra vulcanica sormontati da cornici
in calcare. L’ambiente è delimitato a nord da un colonnato con colonne in marmo
africano sormontate da capitelli corinzi e a sud da un muro con portale,
sormontato da frontone, decorato con simboli dionisiaci. Le pareti laterali
presentano tre nicchie. Di grande interesse è la scoperta, in una delle nicchie
della parete ovest di una statua marmorea di peplofora (abito femminile). Alla
nicchia centrale della parete est è pertinente una notevole statua, ricomposta
da frammenti rinvenuti sul pavimento, raffigurante il giovane Dioniso con un
cucciolo di pantera tra le braccia. Le statue sono databili all’età augustea.
Ad ovest di tale ambiente è stato individuato un vano, dotato di due grandi
porte sui lati Nord e Sud con evidenti segni di diverse fasi costruttive. Al di
sotto dei depositi vulcanici che interravano l’ambiente è stato scoperto il
crollo del tetto, con numerosissimi frammenti di tegole, coppi e pezzi di legno
bruciato, una macina per grano e molti frammenti di dolia (grossi recipienti in
terracotta per la conservazione degli alimenti); sullo strato di macerie, poco
prima dell’abbandono, fu costruito un forno. Tali elementi lasciano ipotizzare
un mutamento della destinazione d’uso dell’edificio, con una progressiva
sostituzione della funzione residenziale con quella produttiva, come attestano
numerosi altri elementi osservati nel corso dello scavo. I soggetti coinvolti - Il volontariato
Nell’ambito dell’esercitazione MESIMEX il Volontariato è
chiamato a svolgere molteplici funzioni di grande rilievo, in conformità al
ruolo di struttura operativa del Sistema nazionale di protezione civile previsto
dall’art. 11 della legge 225/92. Le
componenti del Volontariato affiancheranno il Dipartimento e le istituzioni
regionali durante l’esercitazione, fornendo un contributo essenziale ai fini
della riuscita alle operazioni.
In primo luogo le organizzazioni di Volontariato a carattere nazionale si
occuperanno dell’allestimento di un’area logistica a supporto
del sistema locale di protezione civile per fronteggiare le esigenze di
assistenza alla popolazione o di natura tecnica che dovessero manifestarsi
durante le fasi dell’emergenza. In particolare in questa area verranno
installate strutture campali (tende, cucina e mensa), una
segreteria di coordinamento delle squadre dei volontari, un
Posto Medico Avanzato (PMA) e tutte le necessarie
strutture di supporto ai comuni (Socio-sanitarie,
telecomunicazioni di emergenza, salvaguardia dei beni culturali ed altro).

Le organizzazioni di Volontariato locali, integrate con le risorse del
volontariato nazionale, saranno incaricate di fornire assistenza alla
popolazione nelle fasi critiche dell’evacuazione fino alle Aree di
Partenza, zone di raccolta della cittadinanza evacuata individuate dai
singoli Comuni dove sarà presente un presidio sanitario. Da queste aree con il
supporto dei volontari e, ove necessario, con l’ausilio di mezzi speciali di
trasporto, la popolazione sarà trasferita verso i check-point,
6 aree allestite dalle Regioni in ottemperanza al gemellaggio dei comuni
vesuviani con le Regioni italiane previsto dal Piano nazionale Vesuvio. I check
point si trovano al di fuori della zona rossa vesuviana, in
territori sicuri rispetto all'evoluzione dell'attività vulcanica prevista, e
garantiranno la prima assistenza alla popolazione evacuata.
All’interno di ogni check-point opereranno le associazioni di volontariato
appartenenti alle rispettive colonne mobili regionali. Nelle 6 aree sarà
assicurata l’assistenza medica attraverso il supporto di un Posto Medico
Avanzato (PMA), saranno forniti generi di primo conforto e ogni informazione
utile relativa all’emergenza. Dai check-point, in un secondo momento, verranno
avviati i trasferimenti della popolazione verso le Regioni
gemellate.
In ultimo rappresentanti delle organizzazioni nazionali entreranno a far
parte del team degli osservatori chiamati a valutare le
operazioni dell’esercitazione MESIMEX unitamente ad altri rappresentanti di
componenti e strutture operative del Servizio nazionale di protezione civile. I soggetti coinvolti - Le funzioni di supporto
Le funzioni di supporto sono le singole risposte che occorre organizzare in
qualsiasi tipo di emergenza nazionale e si attivano nella Direzione di Comando e
Controllo.
Ogni singola funzione avrà un proprio responsabile che in "tempo di pace"
aggiornerà i dati relativi alla propria funzione e in caso di emergenza
nazionale sarà l’esperto che affiancherà il Commissario Delegato per costituire,
nella zona di intervento, la Di.Coma.C.
Nella Di.Coma.C. le funzioni da attuare sono 14:
- Tecnico scientifico - Pianificazione
- Sanità-assistenza sociale - Veterinaria
- Mass-media e informazione
- Volontariato
- Materiali e mezzi
- Trasporto-circolazione e viabilità
- Telecomunicazioni
- Servizi essenziali
- Censimento danni, persone, cose
- Strutture operative S.a.R.
- Enti locali
- Materiali pericolosi
- Logistica evacuati-zone ospitanti
- Coordinamento centri operativi
Nell'ambito dell'esercitazione Mesimex 2006, le funzioni:
tecnico-scientifica pianifcazione, servizi essenziali e censimento danni persone
e cose, sono state attivate presso la SORU - Sala Operativa Regionale Unificata
della Regione Campania, mentre le altre operano presso la Di.Coma.C.
1 - TECNICO SCIENTIFICO PIANIFICAZIONE
Saranno presenti i gruppi nazionali di ricerca ed i servizi tecnici nazionali
a seconda del tipo e livello dell’emergenza. Il referente sarà il rappresentante
del Dipartimento della Protezione Civile, Servizio Previsione e Prevenzione, che
dovrà mantenere e coordinare tutti i rapporti tra le varie componenti
scientifiche e tecniche, operanti nel periodo dell’emergenza.
2 - SANITÀ’ E ASSISTENZA SOCIALE
Sarà presente il responsabile del Dipartimento della Protezione Civile,
Servizio Emergenza Sanitaria, che dovrà supportare il rappresentante del
Servizio Sanitario Locale.
3 - MASS-MEDIA ED INFORMAZIONE
La Sala Stampa dovrà essere realizzata in un locale diverso dalla Direzione
Operativa di Comando e Controllo. Sarà cura dell’addetto stampa stabilire il
programma e le modalità degli incontri quotidiani con i rappresentanti dei
Mass-Media presenti nella zona di operazioni. Per quanto concerne l’informazione
al pubblico sarà cura dell’addetto stampa, d' accordo con il Commissario
Delegato, procedere alla divulgazione della notizia per mezzo dei Mass-Media.
Importante è:
- informare e sensibilizzare la popolazione in emergenza;
- far conoscere le attività che si stanno svolgendo;
- realizzare spot, creare annunci, fare comunicati;
- conferenza stampa giornaliera.
4 - VOLONTARIATO
I compiti delle organizzazioni di volontariato, in emergenza, vengono
individuati nei piani di protezione civile in relazione alla tipologia del
rischio da affrontare, alla natura ed alla specificità delle attività esplicate
dalla organizzazione e dai mezzi a loro disposizione. Pertanto, in sala
operativa, prenderà posto il coordinatore indicato nel piano di protezione
civile che è identificato con il responsabile, o suo delegato, del Servizio
Volontariato del Dipartimento della Protezione Civile.
5 - MATERIALI E MEZZI
La funzione di supporto in questione è primaria per fronteggiare una
emergenza di qualunque tipo. E’ diretta dal responsabile, o suo delegato, del
Servizio Materiali e Mezzi del Dipartimento della Protezione Civile Si tratta di
avere un quadro delle risorse, suddivise per aree di stoccaggio, e la loro
disponibilità. Per ogni risorsa si deve prevedere il tipo di trasporto ed il
tempo di arrivo nell’area dell’intervento. Alla gestione di tale funzione
concorrono i materiali e mezzi comunque disponibili e normalmente appartenenti a
FF.AA. CAPI (Ministero Interno), CRI, Amministrazioni locali, volontariato,
ditte private.
6 - TRASPORTO, CIRCOLAZIONE E VIABILITA’
La parte riguardante il trasporto è strettamente collegata alla
movimentazione dei materiali, al trasferimento dei mezzi, ad ottimizzare i
flussi lungo le vie di fuga ed il funzionamento dei cancelli di accesso, per
regolare il flusso dei soccorritori. Questa funzione di supporto deve
necessariamente operare a stretto contatto con il responsabile della funzione 10
"Strutture Operative". Per quanto concerne la parte relativa all’attività di
circolazione e viabilità il coordinatore è normalmente il rappresentante della
Polstrada o suo sostituto; concorrono per questa attività oltre alla Polizia
Stradale, i Carabinieri ed i Vigili Urbani: i primi due per il duplice aspetto
di Polizia giudiziaria e tutori della legge e gli altri per l’indiscussa
idoneità nella gestione della funzione in una emergenza a carattere locale. Nel
caso in cui il personale disponibile in loco non fosse sufficiente potrebbe
essere impiegato anche il volontariato sia come movieri della circolazione sia
come coordinatori delle direttrici di transito o tronchi di circolazione a mezzo
di radioamatori ed altre specialità. Si dovranno prevedere esercitazioni
congiunte tra le varie forze al fine di verificare ed ottimizzare l’esatto
andamento dei flussi lungo le varie direttrici.
7 - TELECOMUNICAZIONI
Il coordinatore di questa funzione è il responsabile, o suo delegato, del
Servizio TLC del Dipartimento della Protezione Civile che opererà di concerto
con il responsabile territoriale della Telecom, con il responsabile provinciale
P.T. con il rappresentante dell’associazione di radioamatori presente sul
territorio per organizzare una rete di telecomunicazione affidabile anche in
caso di evento di notevole gravità. Il centro TLC del Dipartimento della
Protezione Civile assicurerà il collegamento tra la zona interessata dall’evento
ed il Dipartimento per mezzo di sistemi alternativi di emergenza (sistema
satellitare INMARSAT - sistema satellitare ARGO).
8 - SERVIZI ESSENZIALI
In questa funzione prenderanno parte i rappresentanti di tutti i servizi
essenziali erogati sul territorio coinvolto e sarà diretta da un esperto di una
Municipalizzata o di altra Amministrazione locale Mediante i Compartimenti
Territoriali e le corrispondenti sale operative nazionali o regionali deve
essere mantenuta costantemente aggiornata la situazione circa l’efficienza e gli
interventi sulla rete. L’utilizzazione del personale addetto al ripristino delle
linee e/o delle utenze è comunque coordinata dal proprio rappresentante in Sala
Operativa. Eventuali concorsi di personale e mezzi vanno coordinati dal
responsabile della S. O. e dal prefetto (interventi di mezzi speciali, impiego
di spazzaneve, etc.).
9 - CENSIMENTO DANNI PERSONE E COSE
L’effettuazione del censimento dei danni a persone e cose riveste particolare
importanza al fine di fotografare la situazione determinatasi a seguito
dell’evento calamitoso e determinare sulla base dei risultati riassunti in
schede riepilogative gli interventi d’emergenza. La responsabilità di questa
funzione dovrà essere assegnata al responsabile, o suo delegato, dell’Ufficio
Opere Pubbliche di Emergenza del Dipartimento della Protezione Civile. Il
responsabile della suddetta funzione, al verificarsi dell’evento calamitoso,
dovrà effettuare un censimento dei danni riferito a:
- persone
- edifici pubblici
- edifici privati
- impianti industriali
- servizi essenziali
- attività produttive
- opere di interesse culturale
- infrastrutture pubbliche
- agricoltura e zootecnia
- altro
Per il censimento di quanto descritto il
coordinatore di questa funzione si avvarrà di:
- funzionari dell’Ufficio Tecnico del Comune o del Genio Civile;
- esperti del settore sanitario, industriale e commerciale;
è altresì ipotizzabile l’impiego di squadre miste di tecnici del Corpo
Nazionale dei Vigili del Fuoco, Servizio Lavori Pubblici, Genio Civile o
l’intervento della Comunità Scientifica per le verifiche di stabilità che
dovranno essere effettuate in tempi necessariamente ristretti.
10 - STRUTTURE OPERATIVE S.a.R.
Il responsabile della suddetta funzione, che dovrà essere un funzionario del
Ministero dell’Interno, dovrà coordinare le varie componenti, di seguito
elencate, costituite da rappresentanti del Servizio Nazionale della Protezione
Civile (S.a.R.)i quali sono presenti presso tutti i CCS e COM:
- Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco
- Forze Armate
- Forze di Polizia
- Corpo Forestale dello Stato
- Servizi Tecnici Nazionali
- Gruppi nazionali di ricerca scientifica
- Croce Rossa Italiana
- Strutture del Servizio sanitario nazionale
- Organizzazioni di volontariato
- Corpo nazionale di soccorso
11 - ENTI LOCALI
In relazione all’evento il responsabile della funzione dovrà essere in
possesso della documentazione riguardante tutti i referenti di ciascun Ente ed
Amministrazioni della zona interessata all’evento. Si dovranno anche organizzare
fra le Amministrazioni comunali colpite le "municipalizzate" dei comuni o delle
regioni che portano soccorso dei gemellaggi per il ripristino immediato nei
comuni colpiti dei servizi essenziali affidando alle municipalizzate
soccorritrici compiti operativi specifici in singoli comuni (riattivazione delle
discariche, acquedotto, scuole, servizi vari ecc.). Il responsabile della
Regione potrà essere individuato come il responsabile di questa funzione.
12 - MATERIALI PERICOLOSI
Lo stoccaggio di materiali pericolosi, il censimento delle industrie a
notifica e a dichiarazione o altre attività pericolose che possono innescare
ulteriori danni alla popolazione dopo un evento distruttivo di varia natura,
saranno preventivamente censite e per ognuno studiato il potenziale pericolo che
può provocare alla popolazione già colpita. La responsabilità di questa funzione
potrà essere assegnata al Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco.
13 - ASSISTENZA ALLA POPOLAZIONE
Per fronteggiare le esigenze della popolazione che a seguito dell’evento
calamitoso risultano senza tetto, si dovrà organizzare in loco o in altre zone
sicure delle aree ospitanti per i senzatetto e fornire loro i servizi necessari
per fronteggiare il periodo dell' emergenza e la fase del ripristino. Dovrà
presiedere questa funzione un funzionario dell’Ente amministrativo locale in
possesso di conoscenza e competenza in merito al patrimonio abitativo, alla
ricettività delle strutture turistiche (alberghi, campeggi ecc.) ed alla ricerca
e utilizzo di aree pubbliche e private da utilizzare come "zone ospitanti". Il
funzionario dovrà fornire un quadro delle disponibilità di materiali per l'
alloggiamento e dialogare con le autorità preposte alla emanazione degli atti
necessari per la messa a disposizione degli immobili o delle aree recettive sia
pubbliche che private. Per quanto concerne l' aspetto alimentare si dovrà
garantire un costante flusso di derrate alimentari, il loro stoccaggio e la
distribuzione alla popolazione assistita. Si dovranno anche censire a livello
nazionale e locale le varie aziende di produzione e/o distribuzione
alimentare.
14 - COORDINAMENTO CENTRI OPERATIVI
Il coordinatore della sala operativa che gestisce le 14 funzioni di supporto,
sarà anche responsabile di questa funzione in quanto dovrà conoscere le
operatività degli altri centri operativi dislocati sul territorio al fine di
garantire nell' area dell' e mergenza il massimo coordinamento delle operazioni
di soccorso razionalizzando risorse di uomini e materiali. I responsabili delle
14 funzioni di supporto avranno quindi la possibilità di tenere sempre
efficiente il piano di emergenza nazionale. Questo consente al Commissario
Delegato, al momento della sua nomina, di avvalersi di esperti, anche di Enti od
Amministrazioni diverse, che già si conoscono e lavorano al piano nazionale; ciò
porterà ad una maggiore efficacia operativa fra le "componenti" e le "strutture
operative" (amministrazioni locali, volontariato, FF.AA, Vigili del Fuoco,
ecc.). Il responsabile della funzione 14 assumerà anche il ruolo di coordinatore
delle restanti 13 funzioni di supporto e sarà individuato in un funzionario del
Dipartimento della Protezione Civile o del Ministero dell’Interno. Le mostre di Mesimex 2006:alla scoperta del Vesuvio
In occasione dell’esercitazione “Mesimex 2006” il Ministero per i
Beni e le Attività Culturali e il Dipartimento della Protezione
Civile, sotto l’Alto Patronato del Presidente della
Repubblica e in collaborazione con la Regione
Campania, la Provincia di Napoli e il Comune
di Napoli, promuovono una serie di iniziative culturali dedicate al
Vesuvio.
Tre grandi mostre allestite in prestigiose sedi storiche – Villa
Pignatelli e Palazzo Roccella a Napoli, Villa
Campolieto ad Ercolano – conducono il visitatore all’interno di un
percorso, tra arte, storia e scienza, dedicato al vulcano che ha segnato la
storia di Napoli e del mondo intero.
VESUVIO IN FIAMME, VESUVIO A COLORI a cura di Nicola
Spinosa Villa Pignatelli, Napoli 22 ottobre - 19 novembre 2006
lunedì - venerdì: 9.00 -14.00 sabato: 9.00 - 19.00 domenica: 9.00 -
14.00 martedì chiuso
La mostra d’arte “Vesuvio in fiamme, Vesuvio a colori” presenta oltre cento
opere raffiguranti il Vesuvio tra olii, acquerelli, gouaches, incisioni e
porcellane provenienti da prestigiosi musei nazionali e internazionali e da
importanti collezioni private, testimonianze della magnetica attrazione che il
“gigante assopito” ha sempre esercitato nell’immaginario di artisti italiani e
stranieri. L’esposizione raccoglie opere che abbracciano un vastissimo arco
temporale, dalle vedute del XVII secolo fino alle celeberrime rappresentazioni
di Warhol e Max Ernst e dei contemporanei Kounellis, Barisani, Clemente e
Paladino.
NAPOLI E IL SUO VULCANO. MEMORIE E DOCUMENTI a cura
di Giuseppe Galasso e Alessandro Nicosia Palazzo Roccella, Napoli
22 ottobre - 19 novembre 2006
lunedì - sabato: 9.30 -19.30 domenica e festivi: 9.30 - 14.30 martedì
chiuso
La prestigiosa sede di Palazzo Roccella, collocata nel cuore della città,
ospita la mostra “Napoli e il suo vulcano. Memorie e Documenti” che ripercorre
il filo del tempo raccontando, attraverso testimonianze inedite e materiale
originale, lo straordinario rapporto che da sempre lega la città di Napoli al
suo vulcano. Ripercorrendo le epoche per arrivare al XXI secolo, il visitatore
potrà ammirare l’effigie dell’imponente Vesuvio in reperti antichi, incisioni,
litografie, manoscritti, fino alle più recenti opere di pittori, fumettisti e
fotografi contemporanei e potrà esperire, per mezzo di materiale multimediale e
multisensoriale, le espressioni artistiche che vedono protagonista il vulcano in
forma di musica popolare e filmati moderni.
SCIENZA E VULCANO: MILLENNI DI STORIA a cura
dell’Ingv - Osservatorio Vesuviano e del Dipartimento della Protezione Civile
Villa Campolieto, Ercolano 22 ottobre - 19 novembre 2006
martedì - domenica: 9.30 - 13.30 / 15.00 - 19.00 lunedì chiuso
All’interno della settecentesca villa Campolieto, tra le splendide sale
affrescate, la mostra ripercorre la storia del vulcano attraverso le eruzioni
più significative. Curata dall’Ingv - Osservatorio Vesuviano e dal Dipartimento
della Protezione Civile, con il contributo dell’Ente per le Ville Vesuviane, la
rassegna ospita, oltre alle immagini storiche del vulcano, testi scientifici
originali, una selezione di “gouaches” napoletane e una collezione di minerali,
campioni di lava e ceneri vulcaniche. Accanto all’esposizione dei primi
strumenti di monitoraggio di quello che è il più antico osservatorio
vulcanologico del mondo, postazioni multimediali mostrano l’attuale rete di
sorveglianza del vulcano, mentre una sequenza di fotografie e di filmati
racconta l’attività della Protezione Civile nel campo della prevenzione del
rischio vulcanico. Links
Osservatorio vesuviano
Parco
Nazionale del Vesuvio Guide del Vesuvio Galleria di immagini
dell’Osservatorio del Vesuvio
Meccanismo europeo di protezione civile The Monitoring and
Information Centre (MIC) Ministero degli Affari Esteri Regione Campania
Amesci - Associazione
mediterranea per la promozione e lo sviluppo del servizio civile
Provincia di
Napoli Prefettura di Napoli Questura di Napoli Aeroporto Internazionale
di Napoli |