Il 4 Novembre 1966 l'italia del nord e quella centrale, furono interessate da gravi criticità idrogeologiche. A Firenze ed in altri comuni lungo il suo corso, l'Arno straripò arrecando gravissimi danni alla popolazione ed al patrimonio culturale.
Di seguito è riportata la testimonianza diretta di Carlo Ciapetti (I5CLC) che organizzò sul posto una rete radio di emergenza e che rilasciò questa intervista al giornale online OK! Mugello nel 2016, in occasione della cinquantesima ricorrenza di quei fatti.

Sono stati in tanti a chiedermi cosa fosse successo in quella terribile notte dell'alluvione che sconvolse Firenze insieme alle altre città ed ai paesi lungo il corso dell'Arno il 4 Novembre del 1966. i miei ricordi sono affiorati a poco a poco, prima pochi ed estremamente sintetici, poi  riguardando le fotografie scattate allora, sentendo altri racconti, parlando con Paolo Badii che ha raccolto una gran quantità di materiale per il suo libro "I radioamatori, gli angeli con la radio " sempre più numerosi ed organizzati.

 

Non pretendendo che questa storia sia quella definitiva, posso comunque cominciare così: verso le tre di quella notte, ma in realtà era già la mattina del 4 Novembre, fui svegliato dallo squillo del telefono: era un amico antiquario - Pasquale Donadio, che stava in Borgo Santi Apostoli, proprio nel centro di Firenze, dietro il Lungarno Acciaiuoli - mi disse, con voce concitata: "Qui c'e' acqua dappertutto !". Insonnolito e scocciato gli risposi: "E io che ci posso fare ? Domani telefona all'idraulico !" e riattaccai.... Pochi secondi dopo il telefono squillò di nuovo e la sua comunicazione fu ben diversa e molto precisa: "Aspetta ! Lasciami parlare ! Guarda che non e' l'acqua di casa ! E' l'Arno che e' straripato !!!".

Vivevo allora in collina e non correvo alcun pericolo, ma intuendo la gravità della situazione mi vestii in fretta e furia, salii in macchina e mi misi in strada per andare a vedere cosa stava effettivamente succedendo. Fu però una corsa di breve durata perchè quando arrivai in Piazza Stazione mi trovai di fronte ad un vero e proprio lago e dovetti tornare indietro.

Appena tornato a casa, mi precipitai alla stazione radio, la accesi e cominciai a chiamare sulla banda dei 20 metri.

Pochi minuti dopo mi rispose Orlando Lazzerini I1LAO e mi disse che anche la Greve, un torrente affluente dell'Arno, stava pure straripando. Se ben ricordo, era insieme al Sindaco di Scandicci, che a quell'epoca mi sembra fosse Orazio Barbieri.

Cominciò così, alle 4 di mattina, la formazione della rete di emergenza primaria dei radioamatori che permise da allora e nei giorni successivi le comunicazioni di Firenze col resto della Toscana, dell'Italia e del mondo. Assuntomi necessariamente il compito di capo-maglia, a poco a poco si addensarono disciplinatamente su questa frequenza centinaia di radioamatori - specie nord e sud americani, per la propagazione attiva in quelle ore - che chiedevano notizie della situazione o della sorte di parenti o amici.

 

Aiutato dall'allora sedicenne Nicola Brechler, SWL I1-12573, che mi aveva raggiunto all'alba e che si era messo ad operare sulla banda dei 2 metri, la mattinata passò estremamente intensa, impegnata nella seconda parte nello scambio di informazioni con radioamatori europei - per effetto del cambio nella propagazione - finché nel primo pomeriggio venne da me l'amico Enzo Scola, allora dirigente della polizia, che mi chiese di andare in Questura per organizzare una rete di comunicazioni locale fra i centri di soccorso che si stavano formando e le diverse autorità.

Queste erano ormai rimaste isolate non solo per la mancanza dei mezzi di comunicazione ufficiali - come il telefono e le radio di servizio, in gran parte rese inutilizzabili dalla mancanza di energia elettrica e dall'allagamento dei generatori di riserva, generalmente posti nelle cantine - ma anche dalla impossibilità di comunicare fra loro, con le ricetrasmittenti disponibili, in quanto operanti su frequenze diverse...

Salii sulla Jeep e andai a trasferire l'incarico di capomaglia a Luciano Orsettigh I1ORS, che stava in un'ottima posizione per i collegamenti radio, in una bella residenza di Villa Strozzi, sulla collina di Bellosguardo, che venne invasa per l'occasione seminando ovviamente lo scompiglio nella sua famiglia...

Dalla Questura - dove il telefono funzionava ancora - provvedemmo poi a contattare tutti i radioamatori che non avevano avuto problemi, sollecitandoli ad intervenire e mandandoli a prelevare con le jeep insieme ai loro apparati per trasferirli in una serie di postazioni di primaria importanza (sedi operative della Prefettura, della Questura, dei Vigili del Fuoco, della Misericordia, del Campo Emergenza allo Stadio Comunale, della RAI ed altre ancora). Grazie alla loro disponibilità ed alla loro competenza tecnica, specie nel risolvere il difficile problema delle antenne, fu così possibile creare, in tempi brevissimi e nella stessa giornata, una rete di emergenza locale che assicurò per diversi giorni i collegamenti non solo fra le sedi locali delle autorità e delle strutture di soccorso impegnate nella gestione degli interventi, ma anche - tramite la rete di emergenza primaria - con sedi pubbliche e aziende private dislocate nel resto d'Italia.

 

Alle 20 dello stesso 4 Novembre erano ormai centinaia le stazioni radioamatoriali italiane ed estere coinvolte nella rete di emergenza primaria, che poteva contare su un'elevata affidabilità dei collegamenti in fonia - principalmente sulla banda dei 2 metri - in un'area assai estesa, che ad Ovest arrivava fino a Pisa, a Nord fino a Modena e a Sud fino alla provincia di Viterbo.

Ai contatti con l'estero si seguitava a provvedere principalmente - propagazione permettendo - sulla gamma dei 20 metri.

Questa rete si era consolidata anche grazie all'opera dei molti radioamatori confluiti in casa di Luciano, attivando surrettiziamente anche le bande degli 80 e dei 40 metri ed il servizio in telescrivente.

Oltre a dare informazioni a radioamatori di tutto il mondo, preoccupati non solo della sorte di parenti e amici ma anche, assai spesso, di quella di Firenze e del suo patrimonio artistico, il compito principale di questa rete fu quello di raccogliere i messaggi delle postazioni prima citate, ossia dalla rete di emergenza locale di Firenze, per trasferirli verso la loro destinazione finale. E, naturalmente, anche viceversa...

Nel frattempo, reti locali analoghe erano andate costituendosi - sia nelle città toccate dall'alluvione, in aiuto alle operazioni di soccorso, sia in quelle che non avevano avuto questa disgrazia, in supporto all'emergenza - gestendo i messaggi di Prefetti, Sindaci, Questori e di altri pubblici amministratori. Nella sua ricerca per riportare alla memoria della pubblica opinione la presenza dei radioamatori nella emergenza alluvione del 1966 in occasione della commemorazione dei 40 dall'alluvione di Firenze, Paolo Badii ha trovato la registrazione di un appello radio significativo, fornitogli da Matteo Tedeschi I1TEO che in quei giorni era impegnato con la rete locale di Lucca e della zona circostante.

Da fondatore della rete di emergenza primaria, nella stessa giornata dell'inizio dell'alluvione, mi ero quindi trasformato in organizzatore e i giorni seguenti li passai saltando da una stazione all'altra, per rimediare a situazioni critiche, curare l'organizzazione logistica e fare in modo che tutto funzionasse al meglio. Necessariamente, mangiando quello che trovavo (fame, fame, fame... Tanta fame ma ricordo anche le ottime lasagne che giungevano dalla sede di Bologna alla RAI, che allora era in pieno centro, in Piazza Santa Maria Maggiore, nel cosiddetto Palazzo delle Cento Finestre) e dormendo dove capitava (quando si poteva: su una sedia, con una coperta per terra ma anche - meraviglioso ! - sul letto che trovai una sera nel piano rialzato di un negozio di mobili alluvionato e con le vetrine scardinate dall'acqua...). E feci anche tante fotografie...

 

Una situazione del tutto precaria ma anche entusiasmante - oltretutto avevo 28 anni ! - per la collaborazione che ricevevo da tutti e per i ricordi incancellabili, come lo scenario notturno di una Piazza Santa Croce sommersa nel fango, illuminata a giorno dalle fotoelettriche dell'esercito e con la statua di Dante nel mezzo, quasi a sottolinearne la dimensione infernale !

E i ricordi sono ancora tanti ma mi preme soprattutto citare quei radioamatori cui fui più vicino in questo frangente, almeno quelli che riesco a ricordare... Prima di tutto i radioamatori che non sono più fra noi, come Luciano Orsettigh I1ORS (amico di Piero Bargellini, l'indimenticabile "Sindaco dell'Alluvione"), Mario Rosi I1ROD, Avaldino Innocenti I1CAO (tecnico della RAI che ci aiutò moltissimo), Giorgio Camprincoli I1TFF e Mario Cipriani I1HM. Poi gli altri, che celebrano anche loro i 40 anni da quell'esperienza indimenticabile, come Orlando Lazzerini I1LAO, Valerio Anglani I1AVB, Giuliano Pietri I1ZIE, Umberto Rava I1ZIZ, Giacomo Conti I1CNG, Mauro Meco I1MEC, Renzo Doni I1RDN, Sergio Paloschi I1PLS, Angiolo Chiti I1SXN, i giovanissimi e appassionati Roberto Ruisi, Pierluigi Filetti col fratello Mario e Dante Calviani (i primi due allora già in possesso della patente; in seguito sarebbero diventati tutti radioamatori con i nominativi I1RUI, I1FIP, I1FIL - ora IK5BFB - e IK5ASN); ma anche Garimeta Gentile I1ZCN, che essendo medico andava a curare o a portare in salvo la gente col gommone e per questo ebbe una medaglia dall'Ordine dei Medici, nonché Giampiero Faccini I1LCD, che aveva una gamba rotta e che mandò un piccione viaggiatore alla moglie per avvisarla che non sarebbe tornato... Stette in Questura per tutto il tempo dell'emergenza e, unico fra tutti noi, ebbe il cavalierato...

Ma anche quelli alluvionati che non poterono fare molto, occupati com'erano a cercare di salvare il salvabile, come Sandro Saccardi I1ZJU che abitava a Gavinana e aveva la casa sott'acqua, Giorgio Poggiali I1CQD pellicciaio in Via Cerretani con il negozio distrutto, Mario Passeri I1UB editore di carte da giuoco in Via Palazzuolo, a due passi dal Ferrero Paoletti che allora aveva il negozio sottacqua in Via Il Prato - impegnato con Gerardo, Tiziano e il resto della famiglia a recuperare dalla mota apparecchiature e componenti - e tanti altri ancora.

E un ricordo commosso va poi ai "non radioamatori" che collaborarono con noi in quei giorni, come l'operatore della Squadra Mobile Irige Brizzi, il Maresciallo Fabbri, pure lui della Squadra Mobile, le prima ispettrici di polizia che erano appena arrivate, i tanti ragazzi e ragazze che si erano messi a disposizione come volontari, dei quali ricordo solo alcuni nomi: Lilia Bertelli, Grazia Cotoneschi, Marco Berardinelli, Alessandro Grossi (che mi ha fatto avere le autorizzazioni che gli rilasciò la Questura) e poi Paolo, Gianni e tanti, tantissimi altri cui chiedo scusa per la dimenticanza !

Il bilancio delle due reti di emergenza fu assolutamente positivo, considerato anche che nessuno di noi aveva mai avuto alcuna esperienza del genere e che perciò ci eravamo dovuti inventare tutto. D'altronde l'amico Lorenzo mi ha detto: "Ricorda sempre che i dilettanti hanno costruito l'Arca ed i professionisti il Titanic !" ed in effetti il compito svolto fu prezioso e insostituibile perché le due reti - che operarono incessantemente fino al 10 Novembre, quando riprese la normale operatività delle comunicazioni ufficiali e provvidi alla disinstallazione delle postazioni - permisero uno svolgimento regolare delle attività di soccorso. Alcune postazioni rimasero tuttavia attive molto più a lungo, come quella presso l'acquedotto fiorentino in Viale Manfredo Fanti.

La attività dei radioamatori - definita internazionalmente proprio come "amateur radio service" e cioè come "servizio di radioamatore" - si era nel frattempo dimostrata essenziale in caso di emergenza, come d'altronde era già avvenuto nel 1951 per l'alluvione del Polesine e come sarebbe purtroppo avvenuto in seguito per pochi anni dopo con il terremoto del Friuli e successivamente in tante altre occasioni, purtroppo abbastanza frequenti. Fu anche su questa base che poté crescere e consolidarsi la struttura del CER (Corpo Emergenza Radioamatori) dell'ARI (l'Associazione Radioamatori Italiani di cui ero e sono Socio) curato da Attilio Sacco I1BAY, di Sanremo, che divenne così una risorsa operativa di immediata disponibilità e di altissima efficienza. Un "servizio" - appunto - di grande importanza sociale.